E venne il giorno in cui il rischio di restare imprigionati in un bocciolo divenne più penoso del rischio di lasciarsi fiorire.
And the day came when the risk to remain tight in a bud was more painful than the risk it took to blossom.
Anais Nin
Unity in Light
Unity in Love
Unity in Unity
Unity in Love
Unity in Unity
appunti di lavoro
Di solito gli artisti sentono la necessità di far meglio capire il loro impegno attraverso le parole.
Non io.
Che dire? Per parlare di una cosa, la "cosa" deve esserti almeno chiara.
E questa "cosa", la pittura, chiara non è ancora nemmeno a me stesso.
Del resto, la lingua, peraltro sbrigliata dalla consuetudine alle sensibili correlazioni che vivificano i rapporti tra la parola poetica, che pure frequento, il teatro, che pure amerei coltivare , e le istanze di libertà, giustizia, amore per l'umano sentire che guidano le mie scelte in altri ambiti della conoscenza, qui s'inceppa, non trova il ritmo, la misura, il giusto raccontare. Un'opera dovrebbe parlare da sé, senza mediazione alcuna.
La pittura, allora? Posso solo dire che si presentò, in una notte di uno di quegli inverni del cuore che, pregni d'umori e tumulti e di indistinti bisogni di cambiamento, preludono all'affacciarsi di speranze ed energie nuove e a un nuovo dischiudersi di orizzonti più evoluti e vitali; e che bussò, la pittura, alla mia porta con le sue dita di rosa. E che mi mostrò , sotto il velo delle ultime ore della notte, il tralucere dei colori dell'alba.
E che io l'accolsi come si accoglie un dono prezioso e inatteso: una benedizione del cuore.
Posso aggiungere che presi, allora, la decisione di tenermi lontano da scuole, orientamenti di pensiero, dichiarazioni di poetica.
Non volli saper nulla; volli, anzi, dimenticare, per quanto possibile, le suggestioni intellettuali che facevano ridda nei pensieri. Così è la giovinezza: ingenuamente autocentrica.
Mi feci un cavalletto: quattro cantinelle d'abete raccattate in un cantiere, con fori al posto dei binari di scorrimento per regolarne le altezze; a sinistra un cacciavite, a destra un chiodo di una nave antica, magnogreca, così mi avevano detto, trovato in uno dei miei giriingiro a piedi intorno al Mar Piccolo, a sostenere la tela (lavoro ancora così: mi piace più d'ogni altro quel cavalletto sbilenco e male acconcio; e ancor più mi piace quel chiodaccio che mi ricorda da dove vengono certe bizzarrie dell'immaginazione e quel sentimento di una radice che congiunge sponda a sponda le rive del mare della grande storia).
E mi feci sordo a riferimenti colti e sollecitazioni concettuali: volli essere artigiano, apprendere ii rudimenti della tecnica, sperimentare pittura: osservazione, gesto, colore, “...come funziona questo, come funziona quello,come reagisce questo a quest'altro, come si “fa” un colore, vediamo com'è questa mela, vediamo se ha un colore anche se chiudo gli occhi e ne tasto forma e consistenza,"...ma l'ha già fatto quel... "-- chi se ne frega...-- che colore hanno profumo e sapore, “sentiamo” il colore di questa, rossa,diversa da quella, verdeoro, all'apparenza più molle, “vediamo” il colore se, addentandola, scrocchia:che “colore” ha il succo che stilla tra i denti?.... e il suo albero? com'è il suo albero? vediamo: “.....com'è leggero un albero, tutt'ali di foglie, tutto voli verdi di luci azzurre nel celeste dell'aria.
E come è forte; e saldo e fermo, abbarbicato al suo macigno”...e le mani che l'hanno piantato? e i suoi occhi? di che colore sono gli occhi e i pensieri e le mani che ne hanno guidato la crescita ?...... Le orecchie aperte solo alla poesia, lo sguardo intento a vedere: “vedere”, infine, con stupore, leggerezza, con nuova meraviglia, come fosse la prima volta, gli occhi bambini. Una bella febbre; densa e sensuale: una deliberata scelta di naiveté.
Il mio unico, grande maestro di pittura, uomo di bizzosa, incostante natura e di malcerta cultura, ma pur dotato di notevole abilità tecnica, se ne adombrò.
Tra i vapori di una nebbiosa ipocondria e di una incomprensibile astiosità sociale, quello si inerpicava peregrino e animoso sulle impervie vette di un'astrusa concettualità con quattro attrezzi sgangherati e male acconci; e con argomentazioni che a me, avvezzo al confronto quotidiano con un vero, chiarissimo maestro di logica ed epistemologia, uno tra i più grandi in Europa, apparivano, né di ciò garbatamente facevo, con suo disappunto, mistero, un farfugliante balbettìo senza costrutto e francamente risibile.
Mi tenne con sé quattro giorni il Maestro dipintore.
Poi, sfibrato dalla frustrazione di non riuscire a conquistarmi alla causa concettualista, a suo parere esito estremo e più maturo della ricerca d'arte (hai presente un nano che tenti disperatamente di saltare in groppa a un purosangue in corsa?...ahi, cosa è la provincia con i suoi ritardi culturali e le sue irredimibili inadeguatezze storiche e temperamentali!), mi mandò via.
Io mi ero preparato ad un lungo tirocinio: “Oh, mi disse con ineffabile e studiato candore, hai imparato quello che conta" ....majeuta di socratica statura....
Mi sentii in mutande: solo, davanti ad una tela che con ostinata ambizione e con tragico ottimismo avevo disegnato complessa e voluto con il colore più difficile e amato: il rosso.
Dunque? Ti faccio vedere io.
Non ci dormii la notte; come in certe febbri d'amore, mi svegliavo di soprassalto, ma senza agitazione, le angoscie infine ricacciate al di fuori del cerchio magico del gioco creativo: tornavo alla mia tela, sette mele rosserosse su un panno bluastro nella matura trasparenza del sole del meriggio: ombre,luci, gradi di rosso ribelli...ti faccio vedere io.
Glie la feci vedere, una settimana dopo, la tela, ancora madida di colore e degli umori della notte.
“Visto?” mi fece quello, negli occhi un barbaglio volpino..... è un buon lavoro”.
“Stronzo” gli dissi.
“Grazie comunque” pensai.
“Fammi vedere quello che fai di tanto in tanto”. "Bene. Ci vediamo".......
Così, continuo il mio gioco. Gioco sul serio, sai? intento, preso come un bambino: osservazione, analisi di contesto, esplorazione della trama dei rapporti tra le cose e le forme, l'ombra, il colore, la luce: biancobluororossogiallo, intrattenersi lieve con impressioni, memoria, sensazioni, emozioni:orogiallobiancorossoblù, dire, fare, amare,sentire, baciare, “amor che nella mente mi ragioni”, biancooroblurossogiallo “stagione dei densi climi, dei grandi mattini”...rossobiancoblugiallooro..."dell'albe senza rumore..." ...lasciare accadere.....
.....e la luce, la nuova luce che lei, la mia pittura, "Eos" la chiamo, al modo in cui i Padri chiamavano la luce che, prima, fiorisce nel grembo della notte, affaccia ai miei giorni.
Vorrei, se vuoi, consegnartene almeno una traccia.
Di più non so dire.
Una nota critica:
"Luce, forma, colore" (la pittura di Erminio Biandolino)
Le opere di Erminio Biandolino nascono nel quadro di una rigorosa ed appassionata ricerca di autenticità spirituale ed entro la radice di un'arte che si vuole pura, felice esperienza del sentire e dell'intelligenza, di un vivo sentimento della bellezza.
La qualità primaria dei suoi lavori pittorici matura nell'ampia esperienza delle sollecitazioni culturali rivenienti da una formazione intellettuale ed artistica complessa, multiforme, di particolare articolatezza.
Dalla tavolozza di Erminio Biandolino prendono vita immagini dell'esistenza sostanziate di serenità ed equilibrio, figure nutrite dalle suggestioni del mito e della poesia, dall'immaginazione creatrice come dalle istanze del reale. Una pittura che dà forma ad atmosfere tenere ed insieme forti: con grazia impalpabile (ma quanto vigorosa!) affiorano figure per lo più femminili lievi, fissate in positure spesso danzanti, radianti note di reale, discreta, fascinosa femminilità.
Le sue vernici sono irradiate di luce, di riflessi morbidi e di raffinata, vitalissima espressività.
L'artista crede nella sua arte che, in pittura (vale la pena di ricordare che il Maestro è, oltre che pittore, autore e regista d'impegno e d'alta levatura per il teatro, la radio e la televisione ), è tersa, altamente evocativa, ricca di suggestioni poetiche e di valori umani: un lavoro che non teme il crepuscolo del tempo....la luce è fedeltà di bellezza.
M. Accardo (Dizionario Enciclopedico Internazionale dell'Arte)
Queste brevi note non sarebbero complete se non contenessero un ringraziamento ed un augurio ad un uomo e a un gruppo di "persone" che sono stati determinanti negli sviluppi della mia vita.
Devo la necessità di esplorare le virtualità commerciali del mio lavoro pittorico (necessità che francamente avrei volentieri tenuto da parte) al narcisismo enfio e volgare di un potente di Stato e alla goffa inettitudine morale di alcuni suoi lacché.
A loro, infatti, devo la perdita di contatto con il lavoro (insegnavo, e con piacere, recitazione ai cantanti lirici in Conservatorio musicale) che era la precondizione certa della stabiltà economica e sociale che mi consentiva di godere del privilegio di una dedizione tutta disinteressata alla pittura e di osare le avventure di una carriera difficile, quella di autore e regista, che avevo voluto libera da condizionamenti e protezioni .
Una miserevole storia di malintesi, di corruzione morale e di innominabili ritorsioni.
Una povera storia tutta italiana, resa possibile dalle smagliature profonde che minano l'integrità del tessuto delle relazioni civili nelle istituzioni di questo nostro bellissimo e sfortunato Paese.
Senza la pervicace azione di ostinata vessazione che mi ha gettato senza la protezione di un riferimento di lavoro certo tra le sfide di un mercato difficile non mi sarei mai trovato di fronte alla stimolante necessità di reinventare una vita e una carriera.
L'augurio è che l'innominato e i suoi scherani, cervelli rettiliani tutti appetizione, pupi e pupazzi, si badi bene, di altissimo prestigio sociale quanto di bassa lega valoriale, vengano infine presi da un risveglio di coscienza e trovino da quel momento in poi ripugnante (quale in realtà, privata degli orpelli dell'esibizione di ruolo, si manifesta il sembiante della loro anima, se spogliata e rivelata nella sua interezza) la loro stessa immagine allo specchio.
O, almeno, che si rafforzi, sino a diventare ossessione quotidiana e realtà effettuale, la paura che la magistratura si occupi infine delle malefatte remote e recenti consumate all'ombra dei poteri e che vengano sepolti, l'innominato e i suoi compagni di merende ministeriali, sotto il peso del loro stesso risentimento per ogni forma di presunta, o reale, esposizione al tanto temuto ridicolo.
Ancora l' augurio, questo ancor più profondamente avvertito, che la formazione artistica possa finalmente liberarsi dall'inquinante, penoso inciampo costituito da personaggi d'infima tempra morale, cresciuti mostruosamente nella chiusa enclave di una politica da basso impero da cui hanno saputo ben apprendere il gusto dell'esercizio delle forme di arbitrio di più basso rango.
Risus.....
Ma, per dir d'altro e di più degna materia:
Di solito gli artisti sentono la necessità di far meglio capire il loro impegno attraverso le parole.
Non io.
Che dire? Per parlare di una cosa, la "cosa" deve esserti almeno chiara.
E questa "cosa", la pittura, chiara non è ancora nemmeno a me stesso.
Del resto, la lingua, peraltro sbrigliata dalla consuetudine alle sensibili correlazioni che vivificano i rapporti tra la parola poetica, che pure frequento, il teatro, che pure amerei coltivare , e le istanze di libertà, giustizia, amore per l'umano sentire che guidano le mie scelte in altri ambiti della conoscenza, qui s'inceppa, non trova il ritmo, la misura, il giusto raccontare. Un'opera dovrebbe parlare da sé, senza mediazione alcuna.
La pittura, allora? Posso solo dire che si presentò, in una notte di uno di quegli inverni del cuore che, pregni d'umori e tumulti e di indistinti bisogni di cambiamento, preludono all'affacciarsi di speranze ed energie nuove e a un nuovo dischiudersi di orizzonti più evoluti e vitali; e che bussò, la pittura, alla mia porta con le sue dita di rosa. E che mi mostrò , sotto il velo delle ultime ore della notte, il tralucere dei colori dell'alba.
E che io l'accolsi come si accoglie un dono prezioso e inatteso: una benedizione del cuore.
Posso aggiungere che presi, allora, la decisione di tenermi lontano da scuole, orientamenti di pensiero, dichiarazioni di poetica.
Non volli saper nulla; volli, anzi, dimenticare, per quanto possibile, le suggestioni intellettuali che facevano ridda nei pensieri. Così è la giovinezza: ingenuamente autocentrica.
Mi feci un cavalletto: quattro cantinelle d'abete raccattate in un cantiere, con fori al posto dei binari di scorrimento per regolarne le altezze; a sinistra un cacciavite, a destra un chiodo di una nave antica, magnogreca, così mi avevano detto, trovato in uno dei miei giriingiro a piedi intorno al Mar Piccolo, a sostenere la tela (lavoro ancora così: mi piace più d'ogni altro quel cavalletto sbilenco e male acconcio; e ancor più mi piace quel chiodaccio che mi ricorda da dove vengono certe bizzarrie dell'immaginazione e quel sentimento di una radice che congiunge sponda a sponda le rive del mare della grande storia).
E mi feci sordo a riferimenti colti e sollecitazioni concettuali: volli essere artigiano, apprendere ii rudimenti della tecnica, sperimentare pittura: osservazione, gesto, colore, “...come funziona questo, come funziona quello,come reagisce questo a quest'altro, come si “fa” un colore, vediamo com'è questa mela, vediamo se ha un colore anche se chiudo gli occhi e ne tasto forma e consistenza,"...ma l'ha già fatto quel... "-- chi se ne frega...-- che colore hanno profumo e sapore, “sentiamo” il colore di questa, rossa,diversa da quella, verdeoro, all'apparenza più molle, “vediamo” il colore se, addentandola, scrocchia:che “colore” ha il succo che stilla tra i denti?.... e il suo albero? com'è il suo albero? vediamo: “.....com'è leggero un albero, tutt'ali di foglie, tutto voli verdi di luci azzurre nel celeste dell'aria.
E come è forte; e saldo e fermo, abbarbicato al suo macigno”...e le mani che l'hanno piantato? e i suoi occhi? di che colore sono gli occhi e i pensieri e le mani che ne hanno guidato la crescita ?...... Le orecchie aperte solo alla poesia, lo sguardo intento a vedere: “vedere”, infine, con stupore, leggerezza, con nuova meraviglia, come fosse la prima volta, gli occhi bambini. Una bella febbre; densa e sensuale: una deliberata scelta di naiveté.
Il mio unico, grande maestro di pittura, uomo di bizzosa, incostante natura e di malcerta cultura, ma pur dotato di notevole abilità tecnica, se ne adombrò.
Tra i vapori di una nebbiosa ipocondria e di una incomprensibile astiosità sociale, quello si inerpicava peregrino e animoso sulle impervie vette di un'astrusa concettualità con quattro attrezzi sgangherati e male acconci; e con argomentazioni che a me, avvezzo al confronto quotidiano con un vero, chiarissimo maestro di logica ed epistemologia, uno tra i più grandi in Europa, apparivano, né di ciò garbatamente facevo, con suo disappunto, mistero, un farfugliante balbettìo senza costrutto e francamente risibile.
Mi tenne con sé quattro giorni il Maestro dipintore.
Poi, sfibrato dalla frustrazione di non riuscire a conquistarmi alla causa concettualista, a suo parere esito estremo e più maturo della ricerca d'arte (hai presente un nano che tenti disperatamente di saltare in groppa a un purosangue in corsa?...ahi, cosa è la provincia con i suoi ritardi culturali e le sue irredimibili inadeguatezze storiche e temperamentali!), mi mandò via.
Io mi ero preparato ad un lungo tirocinio: “Oh, mi disse con ineffabile e studiato candore, hai imparato quello che conta" ....majeuta di socratica statura....
Mi sentii in mutande: solo, davanti ad una tela che con ostinata ambizione e con tragico ottimismo avevo disegnato complessa e voluto con il colore più difficile e amato: il rosso.
Dunque? Ti faccio vedere io.
Non ci dormii la notte; come in certe febbri d'amore, mi svegliavo di soprassalto, ma senza agitazione, le angoscie infine ricacciate al di fuori del cerchio magico del gioco creativo: tornavo alla mia tela, sette mele rosserosse su un panno bluastro nella matura trasparenza del sole del meriggio: ombre,luci, gradi di rosso ribelli...ti faccio vedere io.
Glie la feci vedere, una settimana dopo, la tela, ancora madida di colore e degli umori della notte.
“Visto?” mi fece quello, negli occhi un barbaglio volpino..... è un buon lavoro”.
“Stronzo” gli dissi.
“Grazie comunque” pensai.
“Fammi vedere quello che fai di tanto in tanto”. "Bene. Ci vediamo".......
Così, continuo il mio gioco. Gioco sul serio, sai? intento, preso come un bambino: osservazione, analisi di contesto, esplorazione della trama dei rapporti tra le cose e le forme, l'ombra, il colore, la luce: biancobluororossogiallo, intrattenersi lieve con impressioni, memoria, sensazioni, emozioni:orogiallobiancorossoblù, dire, fare, amare,sentire, baciare, “amor che nella mente mi ragioni”, biancooroblurossogiallo “stagione dei densi climi, dei grandi mattini”...rossobiancoblugiallooro..."dell'albe senza rumore..." ...lasciare accadere.....
.....e la luce, la nuova luce che lei, la mia pittura, "Eos" la chiamo, al modo in cui i Padri chiamavano la luce che, prima, fiorisce nel grembo della notte, affaccia ai miei giorni.
Vorrei, se vuoi, consegnartene almeno una traccia.
Di più non so dire.
Una nota critica:
"Luce, forma, colore" (la pittura di Erminio Biandolino)
Le opere di Erminio Biandolino nascono nel quadro di una rigorosa ed appassionata ricerca di autenticità spirituale ed entro la radice di un'arte che si vuole pura, felice esperienza del sentire e dell'intelligenza, di un vivo sentimento della bellezza.
La qualità primaria dei suoi lavori pittorici matura nell'ampia esperienza delle sollecitazioni culturali rivenienti da una formazione intellettuale ed artistica complessa, multiforme, di particolare articolatezza.
Dalla tavolozza di Erminio Biandolino prendono vita immagini dell'esistenza sostanziate di serenità ed equilibrio, figure nutrite dalle suggestioni del mito e della poesia, dall'immaginazione creatrice come dalle istanze del reale. Una pittura che dà forma ad atmosfere tenere ed insieme forti: con grazia impalpabile (ma quanto vigorosa!) affiorano figure per lo più femminili lievi, fissate in positure spesso danzanti, radianti note di reale, discreta, fascinosa femminilità.
Le sue vernici sono irradiate di luce, di riflessi morbidi e di raffinata, vitalissima espressività.
L'artista crede nella sua arte che, in pittura (vale la pena di ricordare che il Maestro è, oltre che pittore, autore e regista d'impegno e d'alta levatura per il teatro, la radio e la televisione ), è tersa, altamente evocativa, ricca di suggestioni poetiche e di valori umani: un lavoro che non teme il crepuscolo del tempo....la luce è fedeltà di bellezza.
M. Accardo (Dizionario Enciclopedico Internazionale dell'Arte)
Queste brevi note non sarebbero complete se non contenessero un ringraziamento ed un augurio ad un uomo e a un gruppo di "persone" che sono stati determinanti negli sviluppi della mia vita.
Devo la necessità di esplorare le virtualità commerciali del mio lavoro pittorico (necessità che francamente avrei volentieri tenuto da parte) al narcisismo enfio e volgare di un potente di Stato e alla goffa inettitudine morale di alcuni suoi lacché.
A loro, infatti, devo la perdita di contatto con il lavoro (insegnavo, e con piacere, recitazione ai cantanti lirici in Conservatorio musicale) che era la precondizione certa della stabiltà economica e sociale che mi consentiva di godere del privilegio di una dedizione tutta disinteressata alla pittura e di osare le avventure di una carriera difficile, quella di autore e regista, che avevo voluto libera da condizionamenti e protezioni .
Una miserevole storia di malintesi, di corruzione morale e di innominabili ritorsioni.
Una povera storia tutta italiana, resa possibile dalle smagliature profonde che minano l'integrità del tessuto delle relazioni civili nelle istituzioni di questo nostro bellissimo e sfortunato Paese.
Senza la pervicace azione di ostinata vessazione che mi ha gettato senza la protezione di un riferimento di lavoro certo tra le sfide di un mercato difficile non mi sarei mai trovato di fronte alla stimolante necessità di reinventare una vita e una carriera.
L'augurio è che l'innominato e i suoi scherani, cervelli rettiliani tutti appetizione, pupi e pupazzi, si badi bene, di altissimo prestigio sociale quanto di bassa lega valoriale, vengano infine presi da un risveglio di coscienza e trovino da quel momento in poi ripugnante (quale in realtà, privata degli orpelli dell'esibizione di ruolo, si manifesta il sembiante della loro anima, se spogliata e rivelata nella sua interezza) la loro stessa immagine allo specchio.
O, almeno, che si rafforzi, sino a diventare ossessione quotidiana e realtà effettuale, la paura che la magistratura si occupi infine delle malefatte remote e recenti consumate all'ombra dei poteri e che vengano sepolti, l'innominato e i suoi compagni di merende ministeriali, sotto il peso del loro stesso risentimento per ogni forma di presunta, o reale, esposizione al tanto temuto ridicolo.
Ancora l' augurio, questo ancor più profondamente avvertito, che la formazione artistica possa finalmente liberarsi dall'inquinante, penoso inciampo costituito da personaggi d'infima tempra morale, cresciuti mostruosamente nella chiusa enclave di una politica da basso impero da cui hanno saputo ben apprendere il gusto dell'esercizio delle forme di arbitrio di più basso rango.
Risus.....
Ma, per dir d'altro e di più degna materia:
L'esperienza ci insegna che gli eventi d'arte e cultura avvicinano i Popoli, i Paesi ed i loro mercati con maggior efficacia e capacità di penetrazione di quanto non possano, da soli, fiere ed appuntamenti commerciali.
L'atto del commerciare è già di per sé un atto di cultura, involgendo nei vari modi del suo realizzarsi dati di mentalità e inflessioni del pensiero, orientamenti del gusto e modelli interpretativi, attribuzioni di senso e valori esistenziali, stili di vita e concezioni del mondo.
E, in quanto atto dotato di grande valore simbolico, l'atto del commerciare si avvera nella pienezza delle condizioni di base del proprio successo, se realizzato in un più ampio, articolato, sovra-ordinato quadro di scambi simbolici.
E' solo dallo stabilire relazioni di alta cooperazione tra contraenti e dalla condivisione di una sempre più acuta e profonda comprensione culturale, intesa la cultura come l'insieme dei bisogni e delle attribuzioni di senso che le civiltà umane elaborano in risposta alle esigenze avvertite come più vitali, che può prendere avvio una relazione d'affari soddisfacente e, perciò, duratura e produttiva di forme di evoluta e reciproca fedeltà.
A meno che non si voglia intrattenere rapporti nello stile dello scambio ineguale che ha caratterizzato epoche storiche ormai fortunatamente e definitivamente alle nostre spalle.
E a meno di non volere cedere, e con danno, al versante oscuro del "tradere", che è origine ed etimo latino (da cui "trading" in inglese), per trasferimento di beni e valori, commercio, ma anche, nelle successive corruzioni della lingua, per comportamento deliberatamente fraudolento, tradimento, attitudine e inclinazione dura a morire che, per quanto è possibile, proviamo a bandire con energia dall'orizzonte della nostra azione.
Relazioni di alta cooperazione, dunque, ispirate a criteri di trasparenza e di reciproca, fondata fiducia, profonda comprensione dI bisogni e aspettative, interesse ad una pratica e ad una dinamica di rapporti "win-win". "io vinco, tu vinci"; rapporti in cui nessuno perde e tutti vincono.
Questo è un dato imprescindibile di realtà in qualunque matura relazione di scambio.
Ed è particolarmente vero in Cina, terra di grande ed antica civiltà, terra di eguali, di uomini e donne orgogliosamente ancorati alla forza delle proprie tradizioni quanto audacemente e consapevolmente proiettati nelle sfide del presente e dei giorni a venire.
Ed è condizione per l'interagire e sinergizzare di quelli che mi piace considerare gli elementi costitutivi di un universale moto di riscatto, di un volo della forza creatrice, di un atto di rigenerazione di dimensioni planetarie di cui il mondo ha, oggi più che mai, bisogno: segnali viventi, lieviti attivi di un vero e proprio Nuovo, Grande Rinascimento cui tutti, imprenditori e artisti, uomini di conoscenza e uomini d'azione siamo chiamati a contribuire .
Per questa ragione ho aderito con interesse al progetto di un festival internazionale delle arti a Shanghai collegato ad una costellazione di eventi di promozione in favore di imprese italiane, progetto voluto da una tra le più autorevoli presenze del mondo dell'impresa in Cina .
Questo spiega il favore crescente che le nostre iniziative incontrano da anni presso il pubblico, le imprese, e le istituzioni italiane e cinesi.
Oggi il nostro gruppo muove verso il consolidamento della produzione di una prestigiosa rivista d'arte ,cultura, società, economia italo-cinese, "L'A Magazine", che raggiunge le élite determinanti sia in Italia che in Cina, l'allestimento di una mostra ragionata intorno ai temi leonardiani a Vinci, città natale di Leonardo, e Shanghai, l'apertura di gallerie d'arte a Firenze e Shanghai, l'avvio di una grande azione culturale e imprenditoriale che unisce artisti e imprese di tutto il mondo, il Festival Internazionale delle Arti Shanghai 2010, in un programma che salda fattivamente prospettive d'arte, politiche culturali, nuove vie di mercato per uomini e donne d'impresa di tipo nuovo.
Con noi la Cina è più facile.
E più emozionante, e forse un po' migliore, lasciatecelo credere, il mondo.
Erminio Biandolino
Pubbliche relazioni e comunicazione
P/V ltd import-export
L'atto del commerciare è già di per sé un atto di cultura, involgendo nei vari modi del suo realizzarsi dati di mentalità e inflessioni del pensiero, orientamenti del gusto e modelli interpretativi, attribuzioni di senso e valori esistenziali, stili di vita e concezioni del mondo.
E, in quanto atto dotato di grande valore simbolico, l'atto del commerciare si avvera nella pienezza delle condizioni di base del proprio successo, se realizzato in un più ampio, articolato, sovra-ordinato quadro di scambi simbolici.
E' solo dallo stabilire relazioni di alta cooperazione tra contraenti e dalla condivisione di una sempre più acuta e profonda comprensione culturale, intesa la cultura come l'insieme dei bisogni e delle attribuzioni di senso che le civiltà umane elaborano in risposta alle esigenze avvertite come più vitali, che può prendere avvio una relazione d'affari soddisfacente e, perciò, duratura e produttiva di forme di evoluta e reciproca fedeltà.
A meno che non si voglia intrattenere rapporti nello stile dello scambio ineguale che ha caratterizzato epoche storiche ormai fortunatamente e definitivamente alle nostre spalle.
E a meno di non volere cedere, e con danno, al versante oscuro del "tradere", che è origine ed etimo latino (da cui "trading" in inglese), per trasferimento di beni e valori, commercio, ma anche, nelle successive corruzioni della lingua, per comportamento deliberatamente fraudolento, tradimento, attitudine e inclinazione dura a morire che, per quanto è possibile, proviamo a bandire con energia dall'orizzonte della nostra azione.
Relazioni di alta cooperazione, dunque, ispirate a criteri di trasparenza e di reciproca, fondata fiducia, profonda comprensione dI bisogni e aspettative, interesse ad una pratica e ad una dinamica di rapporti "win-win". "io vinco, tu vinci"; rapporti in cui nessuno perde e tutti vincono.
Questo è un dato imprescindibile di realtà in qualunque matura relazione di scambio.
Ed è particolarmente vero in Cina, terra di grande ed antica civiltà, terra di eguali, di uomini e donne orgogliosamente ancorati alla forza delle proprie tradizioni quanto audacemente e consapevolmente proiettati nelle sfide del presente e dei giorni a venire.
Ed è condizione per l'interagire e sinergizzare di quelli che mi piace considerare gli elementi costitutivi di un universale moto di riscatto, di un volo della forza creatrice, di un atto di rigenerazione di dimensioni planetarie di cui il mondo ha, oggi più che mai, bisogno: segnali viventi, lieviti attivi di un vero e proprio Nuovo, Grande Rinascimento cui tutti, imprenditori e artisti, uomini di conoscenza e uomini d'azione siamo chiamati a contribuire .
Per questa ragione ho aderito con interesse al progetto di un festival internazionale delle arti a Shanghai collegato ad una costellazione di eventi di promozione in favore di imprese italiane, progetto voluto da una tra le più autorevoli presenze del mondo dell'impresa in Cina .
Questo spiega il favore crescente che le nostre iniziative incontrano da anni presso il pubblico, le imprese, e le istituzioni italiane e cinesi.
Oggi il nostro gruppo muove verso il consolidamento della produzione di una prestigiosa rivista d'arte ,cultura, società, economia italo-cinese, "L'A Magazine", che raggiunge le élite determinanti sia in Italia che in Cina, l'allestimento di una mostra ragionata intorno ai temi leonardiani a Vinci, città natale di Leonardo, e Shanghai, l'apertura di gallerie d'arte a Firenze e Shanghai, l'avvio di una grande azione culturale e imprenditoriale che unisce artisti e imprese di tutto il mondo, il Festival Internazionale delle Arti Shanghai 2010, in un programma che salda fattivamente prospettive d'arte, politiche culturali, nuove vie di mercato per uomini e donne d'impresa di tipo nuovo.
Con noi la Cina è più facile.
E più emozionante, e forse un po' migliore, lasciatecelo credere, il mondo.
Erminio Biandolino
Pubbliche relazioni e comunicazione
P/V ltd import-export
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