note biografiche
Erminio Biandolino. pittore e regista
Ricercatore e consulente per acquisizioni di Collezioni d'Arte, Antiquariato, Preziosi
Esperto in Arte-Terapia, tecniche di sviluppo della creatività
Top performance trainer per cantanti e attori
Membro della lista di esperti selezionata presso la Direzione Generale
Istruzione e Cultura della Commissione Europea per le politiche culturali,
l'audiovisivo, lo sport e questioni orizzontali per gli anni 2000/2003
Studi in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo, Università di
Bologna
Uditore presso la Bottega del teatro, direttore Vittorio Gassman, Firenze.
Già docente di Drammaturgia e Arti Sceniche presso la Scuola superiore di Arti
Sceniche, Firenze
Già docente di Recitazione e Arte Scenica presso il Conservatorio Musicale di
Stato, Lecce
Top Performance Trainer di dizione e recitazione per attori e cantanti d'Opera Italiana
Autore e regista di opere radiofoniche per la Rai, radiotelevisione italiana
Autore e regista di filmati di documentazione culturale
e programmi d'arte
Consulente artistico Festival Pan-Asiatico e Festival Eurasia, Roma
Consulente artistico Present Art, International Art Meeting, Shanghai
e-mail: clicca qui in basso
mailto:[email protected]
Unity in Light
Unity in Love
Unity in Unity
Unity in Love
Unity in Unity
I miei primi passi nell'esperienza pittorica
Di solito gli artisti sentono la necessità di far meglio capire il loro impegno attraverso le parole.
Non io.
Che dire? Per parlare di una cosa, la "cosa" deve esserti almeno chiara.
E questa "cosa", la pittura, chiara non è ancora nemmeno a me stesso.
Del resto, la lingua, peraltro sbrigliata dalla consuetudine alle sensibili correlazioni che vivificano i rapporti tra la parola poetica, che pure frequento, il teatro, che pure amerei coltivare , e le istanze di libertà, giustizia, amore per l'umano sentire che guidano le mie scelte in altri ambiti della conoscenza, qui s'inceppa, non trova il ritmo, la misura, il giusto raccontare.
Un'opera dovrebbe parlare da sé, senza mediazione alcuna.
La pittura, allora?
Posso solo dire che si presentò, in una notte di uno di quegli inverni del cuore che, pregni d'umori e tumulti e di indistinti bisogni di cambiamento, preludono all'affacciarsi di speranze ed energie nuove e a un nuovo dischiudersi di orizzonti più evoluti e vitali; e che bussò, la pittura, alla mia porta con le sue dita di rosa. E che mi mostrò , sotto il velo delle ultime ore della notte, il tralucere dei colori dell'alba.
E che io l'accolsi come si accoglie un dono prezioso e inatteso: una benedizione del cuore.
Posso aggiungere che presi, allora, la decisione di tenermi lontano da scuole, orientamenti di pensiero, dichiarazioni di poetica.
Non volli saper nulla; volli, anzi, dimenticare, per quanto possibile, le suggestioni intellettuali che facevano ridda nei pensieri. Così è la giovinezza: ingenuamente autocentrica.
Mi feci un cavalletto: quattro cantinelle d'abete raccattate in un cantiere, con fori al posto dei binari di scorrimento per regolarne le altezze; a sinistra un cacciavite, a destra un chiodo di una nave antica, magnogreca o romana, cos“ mi avevano detto, trovato in uno dei miei giriingiro a piedi intorno al Mar Piccolo, a sostenere la tela (lavoro ancora così: mi piace più d'ogni altro quel cavalletto sbilenco e male acconcio).
E mi feci sordo a riferimenti colti e sollecitazioni concettuali: volli essere artigiano, apprendere ii rudimenti della tecnica, sperimentare pittura: osservazione, gesto, colore, “...come funziona questo, come funziona quello,come reagisce questo a quest'altro, come si “fa” un colore, vediamo com'è questa mela, vediamo se ha un colore anche se chiudo gli occhi e ne tasto forma e consistenza,"...ma l'ha già fatto quel... "-- chi se ne frega...-- che colore hanno profumo e sapore, “sentiamo” il colore di questa, rossa,diversa da quella, verdeoro, all'apparenza più molle, “vediamo” il colore se, addentandola, scrocchia:che “colore” ha il succo che stilla tra i denti?.... e il suo albero? com'è il suo albero? vediamo: “.....com'è leggero un albero, tutt'ali di foglie, tutto voli verdi di luci azzurre nel celeste dell'aria. E come è forte; e saldo e fermo, abbarbicato al suo macigno”...e le mani che l'hanno piantato? e i suoi occhi? di che colore sono gli occhi e i pensieri e le mani che ne hanno guidato la crescita ?...... Le orecchie aperte solo alla poesia, lo sguardo intento a vedere: “vedere”, infine, con stupore, leggerezza, con nuova meraviglia, come fosse la prima volta, gli occhi di nuovo bambini. Una bella febbre; densa e sensuale: una deliberata scelta di naiveté.
Il mio unico, grande maestro di pittura, uomo di bizzosa natura e di incerta cultura, ma pur dotato di notevole abilità tecnica, se ne adombrò.
Tra i vapori di una nebbiosa ipocondria e di una incomprensibile astiosità sociale, quello si arrampicava peregrino e animoso sulle impervie vette di un'astrusa concettualità con quattro attrezzi sgangherati e male acconci; e con argomentazioni che a me, avvezzo al confronto quotidiano con un vero, chiarissimo maestro di logica ed epistemologia, uno tra i più grandi in Europa, apparivano, né di ciò garbatamente facevo, con suo disappunto, mistero, un farfugliante balbettìo senza costrutto e francamente risibile.
Mi tenne con sé quattro giorni il Maestro dipintore.
Poi, sfibrato dalla frustrazione di non riuscire a conquistarmi alla causa concettualista, a suo parere esito estremo e più maturo della ricerca d'arte (hai presente un nano che tenti disperatamente di saltare in groppa a un purosangue in corsa?...ahi, cosa è la provincia con i suoi ritardi culturali e le sue irredimibili inadeguatezze storiche e temperamentali!), mi mandò via.
Io mi ero preparato ad un lungo tirocinio: “Oh, mi disse con ineffabile e studiato candore, hai imparato quello che conta" ....majeuta di socratica statura....
Mi sentii in mutande: solo, davanti ad una tela che con ostinata ambizione e con tragico ottimismo avevo disegnato complessa e voluto con il colore più difficile e amato: il rosso.
Dunque? Ti faccio vedere io.
Non ci dormii la notte; come in certe febbri d'amore, mi svegliavo di soprassalto, ma senza agitazione, le angosce infine ricacciate al di fuori del cerchio magico del gioco creativo: tornavo alla mia tela, sette mele rosserosse su un panno bluastro nella matura trasparenza del sole del meriggio: ombre,luci, gradi di rosso ribelli...ti faccio vedere io.
Glie la feci vedere, una settimana dopo, la tela, ancora madida di colore e degli umori della notte.
“Visto?, mi fece quello, negli occhi un barbaglio volpino,..... è un buon lavoro”.
“Stronzo” gli dissi.
“Grazie comunque” pensai.
“Fammi vedere quello che fai di tanto in tanto”. "Bene. Ci vediamo".......
Così, continuo il mio gioco.
Gioco sul serio, sai? intento, preso come un bambino: osservazione, analisi di contesto, esplorazione della trama dei rapporti tra le cose e le forme, l'ombra, il colore, la luce: biancobluororossogiallo, intrattenersi lieve con impressioni, memoria, sensazioni, emozioni:orogiallobiancorossoblù, dire, fare, amare,sentire, baciare, “amor che nella mente mi ragioni”,biancooroblurossogiallo “stagione dei densi climi, dei grandi mattini”...rossobiancoblugiallooro..."dell'albe senza rumore..." ...lasciare accadere.......
E la luce, la nuova luce che lei, la mia pittura, "Eos" la chiamo, al modo in cui i padri chiamavano la luce che, prima, fiorisce nel grembo della notte, affaccia ai miei giorni.
Vorrei, se lo vuoi, consegnartene almeno una traccia.
Di più non so dire.
Una nota critica:
"Luce, forma, colore" (la pittura di Erminio Biandolino)
Le opere di Erminio Biandolino nascono nel quadro di una rigorosa ed appassionata ricerca di autenticità spirituale ed entro la radice di un'arte che si vuole pura, felice esperienza del sentire e dell'intelligenza, di un vivo sentimento della bellezza.
La qualità primaria dei suoi lavori pittorici matura nell'ampia esperienza delle sollecitazioni culturali rivenienti da una formazione intellettuale ed artistica complessa, multiforme, di particolare articolatezza.
Dalla tavolozza di Erminio Biandolino prendono vita immagini dell'esistenza sostanziate di serenità ed equilibrio, figure nutrite dalle suggestioni del mito e della poesia, dall'immaginazione creatrice come dalle istanze del reale. Una pittura che dà forma ad atmosfere tenere ed insieme forti: con grazia impalpabile (ma quanto vigorosa!) affiorano figure per lo più femminili lievi, fissate in positure spesso danzanti, radianti note di reale, discreta, fascinosa femminilità.
Le sue vernici sono irradiate di luce, di riflessi morbidi e di raffinata, vitalissima espressività.
L'artista crede nella sua arte che, in pittura (vale la pena di ricordare che il Maestro è, oltre che pittore, autore e regista d'impegno e d'alta levatura per il teatro, la radio e la televisione ), è tersa, altamente evocativa, ricca di suggestioni poetiche e di valori umani: un lavoro che non teme il crepuscolo del tempo....la luce è fedeltà di bellezza.
M. Accardo (Dizionario Enciclopedico Internazionale dell'Arte)
I miei primi passi nell'esperienza pittorica
Di solito gli artisti sentono la necessità di far meglio capire il loro impegno attraverso le parole.
Non io.
Che dire? Per parlare di una cosa, la "cosa" deve esserti almeno chiara.
E questa "cosa", la pittura, chiara non è ancora nemmeno a me stesso.
Del resto, la lingua, peraltro sbrigliata dalla consuetudine alle sensibili correlazioni che vivificano i rapporti tra la parola poetica, che pure frequento, il teatro, che pure amerei coltivare , e le istanze di libertà, giustizia, amore per l'umano sentire che guidano le mie scelte in altri ambiti della conoscenza, qui s'inceppa, non trova il ritmo, la misura, il giusto raccontare.
Un'opera dovrebbe parlare da sé, senza mediazione alcuna.
La pittura, allora?
Posso solo dire che si presentò, in una notte di uno di quegli inverni del cuore che, pregni d'umori e tumulti e di indistinti bisogni di cambiamento, preludono all'affacciarsi di speranze ed energie nuove e a un nuovo dischiudersi di orizzonti più evoluti e vitali; e che bussò, la pittura, alla mia porta con le sue dita di rosa. E che mi mostrò , sotto il velo delle ultime ore della notte, il tralucere dei colori dell'alba.
E che io l'accolsi come si accoglie un dono prezioso e inatteso: una benedizione del cuore.
Posso aggiungere che presi, allora, la decisione di tenermi lontano da scuole, orientamenti di pensiero, dichiarazioni di poetica.
Non volli saper nulla; volli, anzi, dimenticare, per quanto possibile, le suggestioni intellettuali che facevano ridda nei pensieri. Così è la giovinezza: ingenuamente autocentrica.
Mi feci un cavalletto: quattro cantinelle d'abete raccattate in un cantiere, con fori al posto dei binari di scorrimento per regolarne le altezze; a sinistra un cacciavite, a destra un chiodo di una nave antica, magnogreca o romana, cos“ mi avevano detto, trovato in uno dei miei giriingiro a piedi intorno al Mar Piccolo, a sostenere la tela (lavoro ancora così: mi piace più d'ogni altro quel cavalletto sbilenco e male acconcio).
E mi feci sordo a riferimenti colti e sollecitazioni concettuali: volli essere artigiano, apprendere ii rudimenti della tecnica, sperimentare pittura: osservazione, gesto, colore, “...come funziona questo, come funziona quello,come reagisce questo a quest'altro, come si “fa” un colore, vediamo com'è questa mela, vediamo se ha un colore anche se chiudo gli occhi e ne tasto forma e consistenza,"...ma l'ha già fatto quel... "-- chi se ne frega...-- che colore hanno profumo e sapore, “sentiamo” il colore di questa, rossa,diversa da quella, verdeoro, all'apparenza più molle, “vediamo” il colore se, addentandola, scrocchia:che “colore” ha il succo che stilla tra i denti?.... e il suo albero? com'è il suo albero? vediamo: “.....com'è leggero un albero, tutt'ali di foglie, tutto voli verdi di luci azzurre nel celeste dell'aria. E come è forte; e saldo e fermo, abbarbicato al suo macigno”...e le mani che l'hanno piantato? e i suoi occhi? di che colore sono gli occhi e i pensieri e le mani che ne hanno guidato la crescita ?...... Le orecchie aperte solo alla poesia, lo sguardo intento a vedere: “vedere”, infine, con stupore, leggerezza, con nuova meraviglia, come fosse la prima volta, gli occhi di nuovo bambini. Una bella febbre; densa e sensuale: una deliberata scelta di naiveté.
Il mio unico, grande maestro di pittura, uomo di bizzosa natura e di incerta cultura, ma pur dotato di notevole abilità tecnica, se ne adombrò.
Tra i vapori di una nebbiosa ipocondria e di una incomprensibile astiosità sociale, quello si arrampicava peregrino e animoso sulle impervie vette di un'astrusa concettualità con quattro attrezzi sgangherati e male acconci; e con argomentazioni che a me, avvezzo al confronto quotidiano con un vero, chiarissimo maestro di logica ed epistemologia, uno tra i più grandi in Europa, apparivano, né di ciò garbatamente facevo, con suo disappunto, mistero, un farfugliante balbettìo senza costrutto e francamente risibile.
Mi tenne con sé quattro giorni il Maestro dipintore.
Poi, sfibrato dalla frustrazione di non riuscire a conquistarmi alla causa concettualista, a suo parere esito estremo e più maturo della ricerca d'arte (hai presente un nano che tenti disperatamente di saltare in groppa a un purosangue in corsa?...ahi, cosa è la provincia con i suoi ritardi culturali e le sue irredimibili inadeguatezze storiche e temperamentali!), mi mandò via.
Io mi ero preparato ad un lungo tirocinio: “Oh, mi disse con ineffabile e studiato candore, hai imparato quello che conta" ....majeuta di socratica statura....
Mi sentii in mutande: solo, davanti ad una tela che con ostinata ambizione e con tragico ottimismo avevo disegnato complessa e voluto con il colore più difficile e amato: il rosso.
Dunque? Ti faccio vedere io.
Non ci dormii la notte; come in certe febbri d'amore, mi svegliavo di soprassalto, ma senza agitazione, le angosce infine ricacciate al di fuori del cerchio magico del gioco creativo: tornavo alla mia tela, sette mele rosserosse su un panno bluastro nella matura trasparenza del sole del meriggio: ombre,luci, gradi di rosso ribelli...ti faccio vedere io.
Glie la feci vedere, una settimana dopo, la tela, ancora madida di colore e degli umori della notte.
“Visto?, mi fece quello, negli occhi un barbaglio volpino,..... è un buon lavoro”.
“Stronzo” gli dissi.
“Grazie comunque” pensai.
“Fammi vedere quello che fai di tanto in tanto”. "Bene. Ci vediamo".......
Così, continuo il mio gioco.
Gioco sul serio, sai? intento, preso come un bambino: osservazione, analisi di contesto, esplorazione della trama dei rapporti tra le cose e le forme, l'ombra, il colore, la luce: biancobluororossogiallo, intrattenersi lieve con impressioni, memoria, sensazioni, emozioni:orogiallobiancorossoblù, dire, fare, amare,sentire, baciare, “amor che nella mente mi ragioni”,biancooroblurossogiallo “stagione dei densi climi, dei grandi mattini”...rossobiancoblugiallooro..."dell'albe senza rumore..." ...lasciare accadere.......
E la luce, la nuova luce che lei, la mia pittura, "Eos" la chiamo, al modo in cui i padri chiamavano la luce che, prima, fiorisce nel grembo della notte, affaccia ai miei giorni.
Vorrei, se lo vuoi, consegnartene almeno una traccia.
Di più non so dire.
Una nota critica:
"Luce, forma, colore" (la pittura di Erminio Biandolino)
Le opere di Erminio Biandolino nascono nel quadro di una rigorosa ed appassionata ricerca di autenticità spirituale ed entro la radice di un'arte che si vuole pura, felice esperienza del sentire e dell'intelligenza, di un vivo sentimento della bellezza.
La qualità primaria dei suoi lavori pittorici matura nell'ampia esperienza delle sollecitazioni culturali rivenienti da una formazione intellettuale ed artistica complessa, multiforme, di particolare articolatezza.
Dalla tavolozza di Erminio Biandolino prendono vita immagini dell'esistenza sostanziate di serenità ed equilibrio, figure nutrite dalle suggestioni del mito e della poesia, dall'immaginazione creatrice come dalle istanze del reale. Una pittura che dà forma ad atmosfere tenere ed insieme forti: con grazia impalpabile (ma quanto vigorosa!) affiorano figure per lo più femminili lievi, fissate in positure spesso danzanti, radianti note di reale, discreta, fascinosa femminilità.
Le sue vernici sono irradiate di luce, di riflessi morbidi e di raffinata, vitalissima espressività.
L'artista crede nella sua arte che, in pittura (vale la pena di ricordare che il Maestro è, oltre che pittore, autore e regista d'impegno e d'alta levatura per il teatro, la radio e la televisione ), è tersa, altamente evocativa, ricca di suggestioni poetiche e di valori umani: un lavoro che non teme il crepuscolo del tempo....la luce è fedeltà di bellezza.
M. Accardo (Dizionario Enciclopedico Internazionale dell'Arte)